sabato 29 marzo 2008

La privacy. L’araba fenice che non c’è… e probabilmente non ci manca nemmeno.

Tra poco saranno messi in commercio i telefonini che diranno – a chi vi chiama o vi risponde – dove siete. Cade definitivamente un altro mito, quello della privacy relativa per lo meno alla propria posizione. Ma la privacy, oggi, esiste ancora? Come si è trasformata nel mondo dell’informazione a 360 gradi, dove se non ci sei virtualmente come informazione non sei nessuno?

La risposta più intelligente e pragmaticamente più funzionale ce la danno i giovani. Gli americani, sempre così veloci nell’etichettare le nuove tendenze, li chiamano millenials. Sono quelle persone (per lo più giovani) sempre collegate ai social networks (Facebook, MySpace et similia) su internet o via cellulare. Hanno rinunciato alla propria privacy quasi di default. Nei social network se non compari con la tua faccia e la tua identità (i tuoi gusti, cosa fai, in cosa credi) non ha senso esserci. Quindi loro hanno fatto due calcoli: esserci garantisce un certo numero di vantaggi immediati (nuovi amici, contatti, opportunità, eccetera eccetera). Non esserci tutela la privacy, la confidenzialità dei dati, ripara da enne possibili ipotetici problemi…. Cos’è meglio tra i due? Ovviamente esserci, nessun dubbio amletico.

Hanno insegnato – a noi vecchi babbioni ancora convinti che la confidenza e la discrezionalità siano un valore – che è inutile farsi tante paranoie mentali. Avere il coraggio di apparire ha tanti vantaggi. Oggi su la Repubblica Michael Rogers, futurologo professionista del New York Times, spiega quali possono essere i servizi messi a disposizione di chi si farà trovare. Tra neanche cinque anni, se sarete abbonati al NYT e vi troverete davanti ad un palazzo o a qualsiasi cosa attiri la vostra attenzione, voi vi collegate via cellulare al NYT e chiedete informazioni. In tempo reale, saranno scaricati sul vostro cellulare articoli, servizi, informazioni legate alla vostra ricerca. In alternativa, avrete un giornale che vi segue. Iniziate a leggerlo la mattina, vi interrompete in un punto, lo passate all’ipod o ad altro sistema elettronico che ve lo legge quando sarete in macchina o sul metro (chiaramente partendo dal punto in cui avete smesso la lettura) e poi potrete farvelo passare in ufficio sul computer, oppure sul palmare o sul cellulare. A vostra scelta. Il futuro è questo: saremo seguiti da un’ombra sempre a nostra disposizione, quasi un cavalier servente che chiede solo di soddisfarci. L’unica cosa che ci viene richiesta: dire chi siamo e lasciargli scoprire dove siamo. Che ne pensate? Tanto, scoprire dove siamo lo scoprirebbero comunque. Forse hanno ragione i più giovani: inutile farsi tante paranoie, prendiamo i vantaggi e per i possibili svantaggi ci attrezzeremo, se serve ;-D

Foto: courtesy of Flickr (http://www.flickr.com/photos/mac_fun/2255115632/)

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