martedì 11 marzo 2008

Ancora due parole sulla stupidità.

Cara Isa, dissento. Talmente forte che lo faccio sul blog. Va bene pensiero positivo, va bene bicchiere mezzo pieno, va bene cercare di trovare (o costruire) una spiegazione causale e giustificatoria per qualsiasi comportamento. Ma alla stupidità no. Puoi citarmi tutte le fonti autorevolissime che vuoi e certamente hai. Puoi dimostrarmi che ha una funzione biologica, fisica, psicologica. Certo, è vero: la stupidità è coerente con la seconda legge della termodinamica: la quantità di entropia nell’universo è in continuo aumento (e la stupidità contribuisce in maniera decisiva).

Ma un elogio della stupidità, Isa, no. Ti voglio bene e ti stimo immensamente, lo sai. Talora ci troviamo in posizioni lontane. Questa volta siamo proprio agli antipodi. Ho cercato inutilmente nella mia libreria (mai prestare i buoni libri: un’altra certezza nella vita a parte la morte e le tasse è che i buoni libri non tornano indietro, mai!) il trattato sulla stupidità di quel grande vecchio saggio, professore di storia medievale ed economica che è stato Carlo Cipolla, che tu citi. In trenta divertentissime pagine (circolate prima solo tra i suoi amici, poi pubblicate, mi sembra da Il Mulino), ha dettato le leggi della stupidità umana. Ricordo che ha stilato percentuali e grafici per dimostrare come il tasso di stupidità sia sempre fisso, nei tempi e nelle diverse civiltà. In qualche modo, ciò è consolante. Secondo lui, gli stupidi sono un male necessario di una certa percentuale della specie umana. Ma un male, Isa, e io sono d’accordo con lui. Non prendiamoci in giro e non troviamo scusanti anche per chi esercita il suo (legittimo, forse necessario, forse universale [?]) cattivo senso. Che poi dal male a volte spunti il bene, è una dinamica dei tempi e della natura (o un segno forse metafisico, chi lo sa) che non può però essere virtuosamente attribuito al male, io penso.

Mi son ricordata anche dell’arguzia di Paul Valéry a proposito di un certo discorrere dei filosofi. Dedico con affetto intellettuale questo pensiero a tutti i difensori della stupidità:
“Il termine “esistenza” piace ai filosofi. Sono convinti che “questo tavolo esiste” voglia dire qualcosa di più che parlare di questo tavolo e basta. Probabilmente, che il tavolo esista o meno, nulla cambia in realtà. Ma ai filosofi piace essere padroni di affermare, se occorre, che il tavolo è un sogno, battendovi sopra con forza. Se però si fanno male non possono dubitare del loro male…
… In verità con “esistenza” intendono, o credono di intendere, un qualche valore che non esiste”.


Da: Paul Valéry, Cattivi Pensieri, Adelphi 2006

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