martedì 4 marzo 2008

Espiazione. Storie di cambiamenti e mondi paralleli.

Tratto da un romanzo di Ian McEwan, Espiazione è un film di grande forza drammatica e poesia costruito attorno alla bugia (non si sa quanto inconsapevole) di un’adolescente che incolpa l’(innocente) amante della sorella di un tentato stupro. Una trama semplice, imperniata su una serie di piccoli e grandi cambiamenti che interagiscono come in un gioco di matrioske.
Il primo cambiamento nel film è legato al riconoscimento e conseguente accettazione di un sentimento sconveniente, a lungo osteggiato e negato perché socialmente inopportuno: la passione che fa capolino nella vita e ne sovverte ordine ed equilibrio. E’ la prima pedina di un domino, forse la causa scatenante, il battito d’ali della farfalla in Michigan che crea un tornado a Shangai, ovvero l’entrata in scena – come nelle tragedie greche – del deus ex machina: il destino o caso, ospite a sorpresa, non invitato e per lo più non gradito, della nostra vita. Una sera, dopo cena, il buio della notte favorisce un approccio pesante, che forse è un tentativo di stupro o forse no, certamente lo è agli occhi di una ragazzina che non si è ancora costruita un suo alfabeto sessuale. Accusa un innocente, di cui è invaghita con l’assolutezza dell’adolescenza, un giovane uomo con la colpa di averle preferito la sorella e di parlare la lingua del corpo e della passione, ben lontana da quella lieve e romantica delle commedie d’amore che lei scrive.
Luci ed ombre della vita e dei suoi sentimenti, soprattutto dell’amore, che è fatto (anche) di possesso e di violenza, di gelosia ed invidia, di voli e cadute. Ma un’adolescente questo spesso non lo sa, crede nell’assoluto: l’assoluto bene, l’assoluto amore, l’assoluta verità. In un mondo che cambia e si dissolve, ci vogliono delle regole, dei punti fissi a cui arpionarsi per attenuare la caduta e gestire l’angoscia del nulla. E’ in fondo facile, fors’anche utile, credere che tutto il mondo non sia che un palcoscenico con ruoli stabiliti, attori che leggono la parte e poi se ne vanno, tutto sotto il controllo onnipotente di un regista che può cambiare scenografie e finali a sua discrezione. E ci prova la ragazzina diventata donna e poi anziana, scrive nuove trame per vecchi attori, cercando uno spazio per l’espiazione di colpe che non trovano pace.
Cambiare una vita troppo dolorosa può essere anche costruirsi mondi paralleli, in cui le cose vanno come vogliamo noi, come riteniamo che sarebbe giusto andassero. Dobbiamo però essere molto abili nella creazione di questi mondi, perché a volte prendono il sopravvento e diventiamo responsabili non solo di ciò che capita nella vita reale, ma anche in quella immaginata e immaginaria. La colpa può diventare duplice: non aver fatto e non aver mai accettato di non aver fatto, vivere tutta la vita facendo finta che, come se. Forse aveva ragione Calderon de La Barca, la vita è sogno, talora incubo, talaltra un unico minuto di lucidità dopo il risveglio. Quello che può bastare per chiedere scusa o per renderci conto di essere in fondo solo piccoli generatori di disordine ed entropia in un mondo che è fatto di disordine ed entropia sempre crescenti.

1 commento:

gianca ha detto...

cara amica minni,mi trovo perfettamente in linea con il tuo giudizio di questo stupendo film e ti posso solo dire che presto avrai la possibilità di vederne altri, belli come espiazione e sarò felice di leggere i tuoi fantastici commenti!!

p.s.
tanti pesciolini magici sono in arrivo per te!!
uno su tutti "indovina chi viene a cena" del 1967!!

bravaaaaa!!

gianca