mercoledì 26 marzo 2008

Generalizzare. Il modo migliore per non risolvere mai il problema del qui ed ora.

Continua la serie dei modi in cui possiamo riuscire a complicarci la vita. E’ il turno della generalizzazione. Sembra proprio che abbiamo implicita la tendenza a non accontentarci dei singoli casi o dei singoli momenti della vita: dobbiamo sempre allargare il fuoco. Per generalizzazione gli psicologi intendono l’abitudine (deprecabile e molto dannosa) in base alla quale se facciamo qualcosa di sciocco una volta, concludiamo che siamo sciocchi. Esempio: facciamo un colloquio di lavoro e non ci prendono, significa che valiamo quasi niente. Sosteniamo un esame, va male: siamo incapaci, non ce la faremo mai, meglio smettere subito. La nostra amica pietosa, stufa di vederci sole e tristi, ci presenta un ragazzo, durante l’incontro non scocca il colpo di fulmine, vuol dire che siamo bruttine, non interessiamo nessuno, rimarremo sole per tutta la vita.

Quante volte ragioniamo in questi termini? Che ne siamo consapevoli oppure no, purtroppo questo modello di ragionamento per generalizzazione è assai frequente. È (per lo più) ingiustificato e foriero di delusioni e sofferenza, eppure comune. Se un esame non va bene, non dovremmo mettere in dubbio la nostra intelligenza, il nostro essere e il nostro futuro. Mettiamo in pista solo le pedine che servono. In ogni momento della vita le variabili che contribuiscono al successo o all’insuccesso sono tante, non tutte sotto il nostro controllo, non esageriamo il nostro ruolo, soprattutto non pensiamo che qualsiasi cosa noi facciamo è in gioco tutta la nostra identità.

Una parola soprattutto per le mamme. Quando criticate un comportamento sbagliato di vostro figlio, non ditegli “scemo, stupido, sei incapace, fai sempre disastri, eccetera eccetera”. Non generalizzate i vostri commenti. Rimanete nel presente e commentate quello. Se vostro figlio ha mangiato e non ha riposto il piatto oppure è tornato a casa sporco come un pulcino nero, sgridatelo pure ma fatelo rispetto a quel comportamento (hai fatto una cosa sbagliata, rimedia), non fate nascere dentro di lui il tarlo che – qualunque cosa faccia – è sbagliata e non all’altezza perché lui è sbagliato e non all’altezza. Per voi può essere una piccola differenza, ma la nostra mente è una straordinaria macchina con le sue peculiarità e tende a prendere per vere le cose che ci dicono le persone a cui vogliamo bene, anche se loro pensano di averle dette tra virgolette e senza intenderle davvero.

Generalizzare e trovare le cause nei massimi sistemi, nel carattere o nell’intelligenza o nelle capacità della persona, è quasi sempre un modo per non risolvere il problema creandone uno nuovo, ben più grave. I problemi si possono risolvere, uno alla volta, nella pratica del quotidiano. Trasferirli in un piano astratto vi impedisce qualsiasi contatto e possibilità di azione: è come delegare la propria vita ad un deus ex machina malefico ed inviolabile. Tornare al presente e lavorare su quello significa riprendere controllo della propria vita e cambiare qualcosa, se proprio non ci va, oppure imparare responsabilmente ad accettarlo.

Nessun commento: