sabato 23 febbraio 2008

Il cambiamento per Jodorowsky

E’ possibile cambiare? Secondo Alejandro Jodorowsky, regista di cinema e teatro, romanziere e sceneggiatore di fumetti, è possibile. Inutile però rivolgersi ai maghi del lettino, cultori di Freud e dell’inconscio. La cura della parola è limitata ed insufficiente per cambiare. L’unico modo per riuscirci è diventare attivi, protagonisti della propria vita, darsi da fare. Solo in questo modo si riesce a spezzare l’equilibrio, immobile e spesso stagnante, della nostra mente e del nostro corpo.
Nel suo libro Psicomagia. Una terapia panica, pubblicato per la prima volta nel 1995 (traduzione italiana di Feltrinelli, 1997), Jodorowski – eclettico cileno di origine russa che ha scelto di vivere in Francia – ci introduce alla “psicomagia” una terapia che lo stesso autore definisce “singolare” ed alla quale è pervenuto passando per “l’atto poetico, l’atto teatrale, l’atto onirico e l’atto magico”. La impara da Pachita, una donna messicana di ottant’anni con la fama di guaritrice, capace di attirare tremila persone al giorno, di operare nel suo salotto (senza anestesia, strumenti idonei, conoscenze mediche di alcun tipo), di guarire mali giudicati incurabili dalla medicina tradizionale.
Se vi era trucco nel suo operato, Jodorowski non è riuscito a capirlo, pur essendo stato a lungo suo assistente. Dice invece che, ciò in cui certamente Pachita eccelleva, erano le sue conoscenze psicologiche. Jodorowski scrive: “Da lei ho imparato a trattare con le persone. Grazie a lei ho capito che tutti, o quasi tutti, siamo bambini, a volte adolescenti… Pachita sapeva che in ogni adulto, persino in quello più sicuro di sé, dorme un bambino desideroso di amore, e che il contatto fisico è il più efficace di qualsiasi parola per stabilire una relazione di fiducia e rendere il soggetto disponibile a ricevere”. Un esempio di queste sue capacità era chiedere al paziente quale fosse il prezzo che era disposto a pagare per cambiare o per guarire. Lo faceva spesso implicitamente, per far capire all'individuo quanto davvero fosse importante il cambiamento o qualcosa a cui si aspira (noi talora ci innamoriamo di un oggetto o di desiderio a tal punto da scordarcene il motivo e quindi il reale valore). Ad un giovane ragazzo sul punto di suicidarsi perché incapace di accettare la calvizie imminente, Pachita somministrò una cura che prevedeva di orinare su escrementi di topo ed applicare sulla testa questa miscela per un mese. Il ragazzo si procurò gli escrementi, vi orinò sopra, ma prima di infilarci dentro la testa, comprese che in fondo i capelli non erano per lui così importanti. Per capirlo, aveva dovuto confrontarsi con l’assurdità di quel compito: non sarebbe bastata la parola a convincerlo che il suo era un desiderio in fondo futile.
La psicomagia lavora contando sulla complice suggestionabilità della mente umana. Come ci è stato insegnato da più parti, se immaginiamo intensamente il sapore e il profumo di un limone, il nostro cervello non si rende conto che il limone non c’è e che si tratta solo di una visualizzazione ben riuscita. Analogamente, quando si finge un’operazione, il corpo umano reagisce come se fosse sottoposto ad un intervento autentico. “Se ti comunico che ti aprirò il ventre per estirparti un pezzo di fegato, se ti obbligo a sdraiarti su un tavolo e riproduco esattamente i suoni, gli odori e le manipolazioni, se senti il coltello sulla pelle, se vedi uscire il sangue, se hai la sensazione che le mie mani si rigirino nelle tue viscere ed estraggano qualcosa, sarai operato”. E’ il linguaggio simbolico che il corpo umano accetta in modo diretto ed ingenuo. Per Pachita e per la psicomagia (come per la nostra mente, che ce ne rendiamo conto oppure no), tutto ha un senso:il mondo è un “bosco di simboli a interazione costante”. Il mago, lo stregone, lo sciamano vedono in azione energie che animano un mondo in cui tutto è vivo, tutto in interrelazione, fatto di forze alleate e di nemici, nulla è neutrale, nulla si distrugge-nasce-muore, ma tutto si può trasferire, sapendolo fare, tanto il bene quanto il male.
Pachita è morta, ma la sua fama è mondiale grazie al libro di Jodorowski. Che non sa se credere alla magia, ma in fondo cosa significa credere? I benefici e l’efficacia della psicomagia sembrano riconosciuti dai molti che l’hanno vista praticare su di sé. Forse si tratta solo di un gioco collettivo, un dramma in scena in cui offriamo al nostro corpo la possibilità di auto-guarirsi. Basta un atto di fede assoluto e sincero, tanta immaginazione o disperazione, una dose di fortuna e un pizzico di magia.

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