lunedì 14 luglio 2008

Che cosa mi rende unico?

Nell'agosto 2007, il professor Randy Pausch (docente di informatica presso una prestigiosa università americana e grande esperto di realtà virtuale) scopre che il cancro contro il quale stava combattendo da tempo lo condanna senza speranza. Sceglie di abbandonare l'università per stare vicino alla famiglia e concede un'ultima conferenza, un'ultima lezione, che è stata pubblicata in Italia da Rizzoli con il titolo "L'ultima lezione. La vita spiegata da un uomo che muore", una lettura raccomandabile. Traiamo da questo libro alcuni iniziali commenti di Randy.

"Che cosa mi rende unico?"
Era questa la domanda che dovevo pormi. Trovare una risposta mi avrebbe forse aiutato a capire come impostare il discorso. Seduto nella sala d'aspetto all'ospedale John Hopkins, in attesa dell'ennesimo referto medico, usavo Jay (la moglie, ndr) come cartina di tornasole per alcune mie idee.
"Il cancro non mi rende unico" le ho detto. Nessun dubbio al riguardo. Il solo tumore al pancreas viene diagnosticato ogni anno a più di 37.000 americani.
Ho riflettuto a lungo su come definirmi: insegnante, informatico, marito, padre, figlio, fratello, mentore per i miei studenti. Si tratta di ruoli cui ho sempre dato valore. Ma quali di questi mi hanno contraddistinto? Benché abbia sempre avuto un ego piuttosto sviluppato, sapevo che per questa lezione serviva qualcosa in più della semplice presunzione. Mi sono chiesto: "C'è qualcosa che solo io sono in grado di dare?"
E lì, all'improvviso, nella sala d'attesa, ho capito esattamente di cosa si trattava. Mi ha letteralmente fulminato. Qualsiasi fossero stati i miei risultati, tutto quello che avevo amato nella vita aveva origine nei sogni e negli obiettivi che avevo da bambino... e nel fatto di averli realizzati quasi tutti. La mia unicità, ho compreso in quel momento, risiedeva in tutti i sogni - alcuni significativi, altri eccentrici - che hanno caratterizzato i miei quarantasei anni di vita. Nonostante il cancro, seduto in quella sala d'aspetto, ho capito di essere davvero un uomo fortunato perché li ho realizzati. In gran parte, grazie agli insegnamenti ricevuti, strada facendo, dalle persone straordinarie che ho potuto conoscere. Se avessi raccontato la mia storia trasmettendo la passione con cui ho vissuto, allora la mia lezione avrebbe potuto aiutare anche gli altri a trovare la strada per realizzare i propri sogni."

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